“Escludo che si debba andare a votare. La situazione è sotto controllo e in Parlamento ci sono le condizioni per andare avanti fino al 2013. Gli italiani vogliono che andiamo avanti e che continiuamo a fare le riforme”. Silvio Berlusconi ripete quello che è il suo mantra da qualche giorno. Nonostante le fibrillazioni della maggioranza, il governo è saldo.
E vuole continuare a lavorare: “Nei prossimi 3 anni faremo le altre riforme che sono contenute nei 5 punti”. Quanto ai finiani “hanno dichiarato a più riprese di volere essere leali con gli italiani e rispettare il programma, e su questo punto sono assolutamente sicuro”. Totale sintonia, invece, con Umberto Bossi. ”Sappiamo intenderci con poche parole da qui e’ nato un rapporto politico e un’amicizia solida”. Quello che non si farà, invece, è la riforma della legge elettorale (chiesta ieri da Bersani 1): “Non è prevista. Proprio la legge attuale ha tolto il paese dall’ingovernabilità, e ha dato la possibilità di avere governi che durano 5 anni”.
A fine settembre Berlusconi andrà in Parlamento a chiedere a fiducia sugli ormai famosi 5 punti di programma. Un modo, a giudizio del premier, per blindare la maggioranza. Tra i 5 punti, però, non ci sarà il processo breve (che i finiani non vogliono): “Non perché non serva una legge sulla durata ragionevole dei processi. Ma visto che la sinistra sostiene che sia una legge ad personam perché si potrebbe applicare anche a me, ho chiesto di non includere questa riforma”.
Poi tocca all’economia. Secondo il presidente del consiglio la ripresa è iniziata: “Non ci sarà una ricaduta. L’Ue e l’Ocse hanno confermato che abbiamo affrontato bene la crisi. Non credo possa esserci una nuova ricaduta. Abbiamo dato prova di saper gestire una crisi difficile,svolgendo anche un ruolo di leadership in Europa”. Una battuta sulla stampa e le perfomance del premier all’estero 2. “Ci sono due Berlusconi: uno cattivo e impresentabile che si trova sui giornali italiani, che sono quasi tutti di sinistra, e un altro apprezzato e statista che viene elogiato nei vertici internazionali, per il suo passato da tycoon e per i contenuti delle sue proposte”.
Ultima battuta sulla nomina del ministro delle Attività produttive. Dopo le dimissioni di Scajola il premier ha assunto l’interim promettemdo, a più riprese, la nomina del successore. Ma così non è avvenuto. Adesso il nuovo annuncio: “E’ questione di poco tempo”.