Roma, 20 gen. (askanews) – Impiegherà sette anni e mezzo per arrivare a destinazione, a oltre 600 milioni di chilometri dalla Terra per studiare Giove, il più grande pianeta del Sistema solare, e le sue Lune Callisto, Europa e Ganimede. Una nuova sfida per l’Agenzia spaziale europea la missione Juice – Jupiter Icy Moons Explorer, selezionata nel 2012 come prima missione di classe Large del programma Cosmic Vision, sarà lanciata il prossimo aprile dallo spazioporto di Kourou da un razzo Ariane 5. Il veicolo spaziale si trova ora a Tolosa, negli stabilimenti di Airbus, ultima tappa europea prima della partenza per la Guyana francese.

Una missione che vede una forte partecipazione del nostro Paese che sotto l’egida dell’Agenzia spaziale italiana ha imbarcato sulla navicella tanta scienza e tecnologia, frutto del lavoro di enti, università e industrie italiane. Dei 10 strumenti a bordo tre – la camera ottica JANUS, il radar RIME, lo strumento di radio scienza 3GM – sono sotto la guida dell’Italia con principal investigator, rispettivamente, Pasquale Palumbo dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, Lorenzo Bruzzone dell’Università degli Studi di Trento e Luciano Iess della Sapienza di Roma; e uno, lo spettrometro MAJIS, frutto di un accordo bilaterale tra l’Asi e l’agenzia spaziale francese Cnes, è sotto la responsabilità francese ma ha come co-principal investigator Giuseppe Piccioni dell’Inaf di Roma.

La realizzazione degli strumenti ha visto il coinvolgimento dell’industria nazionale. La camera multispettrale ad alta risoluzione JANUS e la testa ottica di MAJIS sono state realizzate da Leonardo, mentre il radar RIME e lo strumento 3GM sono stati realizzati da Thales Alenia Space in Italia. Leonardo ha anche realizzato i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria, con una superficie di 85 metri quadrati, per fornire la potenza elettrica necessaria a una distanza di oltre 750 milioni di km dal Sole
dove le temperature raggiungono i -230°C. La generazione costante di energia elettrica è un requisito indispensabile, senza il quale la missione non potrebbe perseguire i propri obiettivi scientifici.

Una missione da cui la comunità scientifica si aspetta importanti informazioni sul sistema gioviano per poter formulare teorie sempre più precise riguardo alle condizioni di formazione dei pianeti e delle loro lune, e per lo studio di ambienti in grado di ospitare la vita.

“Giove è sicuramente un target scientifico di grande importanza – spiega ad askanews Barbara Negri, responsabile Volo umano e Sperimentazione scientifica dell’Agenzia spaziale italiana – perché è il pianeta più grande del Sistema solare, forma un sistema con le sue Lune, ed è di grande interesse anche per la ricerca di possibili segnali di precursori della vita; infatti questa missione è dedicata soprattutto allo studio delle Lune gioviane Callisto, Ganimede e Europa. In particolare queste ultime due sono target importanti dal punto di vista della ricerca di possibili analogie con gli elementi che poi hanno generato la vita sulla Terra. E poi Giove è quasi una stella mancata, quindi la comprensione dell’evoluzione del sistema solare dipende anche dalle conoscenze che riusciamo ad avere sulla formazione di questo pianeta”.

“Giove è stato già molto osservato sia da Terra che dallo spazio – aggiunge Negri – l’Italia è già partecipe della missione americana Juno (a bordo ci sono due strumenti italiani) dedicata soprattutto allo studio dei poli del pianeta, alle analoghe gioviane delle aurore boreali. Ma Juice rappresenta un salto di qualità. A bordo ha dieci strumenti, quindi è in grado di fare analisi molto approfondite e più dettagliate partendo dalle conoscenze già acquisite su questo sistema da altre missioni. Ricordo che tre degli strumenti sono sotto la responsabilità dell’Italia, e di un altro, Majis, siamo co-responsabili con la Francia ma di cui, va detto, abbiamo disegnato e realizzato la parte nobile, il cuore dello spettrometro, la testa ottica. Poi – spiega Barbara Negri – abbiamo anche aggiunto uno strumento “di servizio”, l’accelerometro HAA (High Accuracy Acceloremeter), adattando all’ambiente gioviano quello presente a bordo della missione BepiColombo, a suo tempo realizzato da TAS Italia su commessa ASI. È stato un lavoro di squadra: l’Esa si è fatta carico dei costi relativi alla fase di studio ingegneristico per individuare gli adattamenti necessari, mentre Asi ha sostenuto le spese relative alla realizzazione del modello di volo completamente testato e calibrato”.

Strumenti preziosi affidati a un veicolo spaziale attrezzato per affrontare durante il suo lungo viaggio condizioni estreme: temperature superiori a 250°C durante i sorvoli ravvicinati di Venere che scendono drasticamente a -230°C in prossimità di Giove; scarsità di luce, 25 volte più debole che sulla Terra; forti radiazioni.

“Per questo – sottolinea la responsabile Volo umano e Sperimentazione scientifica di Asi – sono state realizzate le tecnologie necessarie a proteggere la strumentazione scientifica anche oltre la durata nominale della missione. Le missioni Large, come Juice, hanno una durata di 4-6 anni, ma sono iperprogettate, quindi di solito sono in grado di durare di più. Gli esempi non mancano. Per rimanere a Giove, la missione Juno, arrivata al pianeta nel 2016, che doveva durare 4 anni è stata estesa e poi prolungata di altri 2 anni fino al 2026. Quindi ha più che raddoppiato la sua durata nominale. Ci auguriamo che anche Juice possa mantenere in efficienza la strumentazione e i sottosistemi di bordo così da poter andare oltre il periodo previsto”.

Una volta arrivata a Giove nel luglio 2031, Juice trascorrerà tre anni orbitando intorno al pianeta e effettuando 35 sorvoli ravvicinati delle lune per entrare poi a dicembre 2034 nell’orbita di Ganimede, la più grande delle tre Lune, considerata quasi un nano-pianeta con caratteristiche molto particolari come la presenza di una sottile atmosfera ricca di ossigeno, oceani e sotterranei che potrebbero potenzialmente ospitare forme di vita, ed è l’unica luna del Sistema Solare ad avere un proprio campo magnetico. La missione scientifica di Juice inizierà 6 mesi prima dell’arrivo a Giove e l’Esa si aspetta che le prime immagini interessanti potranno arrivare nel febbraio 2032 dopo il primo flyby di Ganimede e il primo passaggio ravvicinato al pianeta.

“Durante la lunga fase di crociera gli strumenti saranno accesi. Siamo confidenti – conclude Barbara Negri – che non ci sarà un periodo di standby totale, ma che si possa già cominciare a fare pre-scienza”.

(Luciana Papa)