Intervista al quotidiano la Repubblica
Roma, 23 mag. (askanews) – “Entro in Eni nel 2005 e appena arrivato mi trovo sul tavolo il rinnovo del contratto con Gazprom. C’era una bozza, siglata dal precedente management, che era sotto la lente dell’Antitrust che ne lamentava la scarsa reciprocità essendo troppo sbilanciata a favore della parte russa. Dopo aver rinegoziato il contratto a nostro favore, lo porto in consiglio di amministrazione perché superava i 10 anni, e riguardava 22 miliardi di metri cubi, circa il 30% del consumo italiano che era di 70 miliardi di metri cubi”. Lo dice il presidente dell’Enel, Paolo Scaroni, in un’intervista al quotidiano la Repubblica.
“La Russia vende gas all’Europa e all’Italia dagli anni ’60 – prosegue – l’ho approvato perché era nell’interesse dell’Eni e perché l’ha condiviso il governo italiano. Nel corso del 2006, tutte le società energetiche europee, da Eon a Gaz De France, hanno esteso i loro contratti con la Russia. Mattei negli anni ’50, in piena Guerra Fredda, sottoscrisse il primo contratto per l’acquisto di petrolio russo. Negli anni ’60 cominciarono i primi progetti di esportazione di gas russo verso l’Europa. Fu possibile perché c’era l’approvazione della Nato. L’Eni fece la parte del leone fornendo apparecchiature, personale e tecnologie. Negli anni ’70 e ’80 si realizzano, grazie a Eni, i gasdotti di transito europei”.
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