Milano, 12 gen. (askanews) – Di fronte al cortocircuito all’interno del governo sullo stadio di San Siro, con il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini contrapposto al sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, si fa avanti il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, chiedendo a Palazzo Chigi di fare chierezza: “Non voglio nemmeno commentare, se la vedano loro, io confermo che noi i passi che dobbiamo fare li faremo” ha detto stamani il primo cittadino, a proposito del vincolo monumentale che il critico d’arte intende introdurre per evitare la demolizione del Meazza, condizione necessaria per rendere economicamente sostenibile la proposta dei club.
Una posizione opposta a quella del segretario leghista che, dopo aver spinto, nei giorni scorsi, Milan e Inter a osare la mossa di voltare le spalle a Milano per accasarsi a Sesto San Giovanni è tornato ieri sui suoi passi: “Milan e Inter, tifosi, sportivi e società, hanno bisogno di uno stadio nuovo, sicuro, moderno, europeo, innovativo, green. Dopo anni di lavoro, progetti, incontri e impegno, è ora di partire coi lavori. Sgarbi parla a titolo personale e non ha nessuna possibilità di bloccare un progetto atteso da anni: da milanese, da tifoso e da vicepremier dico ‘avanti futuro'”.
Un braccio di ferro che ha indotto Sala a chiedere chiarezza a Palazzo Chigi. “Non ho capito la posizione del governo e credo che per me non sia ormai il caso di entrare in polemiche, ma di pensare a quello che noi dobbiamo fare. Noi abbiamo due grandi passi da fare in questo percorso: il primo è quello che attueremo settimana prossima, se non ci sono difficoltà ma non penso ce ne saranno, cioè portare in giunta i risultati del dibattito pubblico e, alla luce del dibattito pubblico, quelli che possono essere i correttivi da considerare. Questo è un passo formale, ma fondamentale, perché è previsto dalla legge”.
Poi c’è il passo del riconoscimento “dell’interesse pubblico, però in mezzo c’è il rischio di un vincolo per cui noi, fino a che non capiamo se c’è vincolo o meno non procediamo. Perché procedendo rischieremmo di fare un danno alle società anche dal punto di vista economico perché se noi diamo l’interesse pubblico loro cominciano a lavorarci, a spendere soldi e tempo e se nel frattempo subentra un vincolo è un problema” ha osservato il primo cittadino. In ballo c’è un investimento da parte di nerazzurri e rossoneri di 1,3 miliardi di euro che rischia di passare nelle casse dell’ex Stalingrado d’Italia.
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