Il padiglione scava nel passato per pensare un futuro
Venezia, 23 mag. (askanews) – Alla Biennale Architettura il Kuwait ha presentato il progetto “Rethinking Rethinking Kuwait”. Ai Magazzini del Sale il padiglione esplora i nuovi metodi di progettazione architettonica e urbana che emergono dalle intersezioni di spazio e tempo, per tentare di correggere gli effetti dell’urbanistica modernista che ha portato alla cancellazione della maggior parte del tessuto edilizio storico del Paese. A curare il progetto, tra gli altri, l’architetto Mohammad Kassem.
“Il nostro approccio al tempo – ha detto ad askanews – è stato quello di concepirlo come una spirale verticale anziché che come una linea orizzontale. Queste spirali ci permettono di sovrapporre i momenti e di identificare della matrici, che possiamo avvicinare. Così facendo riusciamo a riportare in superficie il passato sotto forma di presente e speriamo anche di dare forma al futuro”.
L’allestimento è verticale come i concetti, ma lo spazio del padiglione si allunga in profondità dentro gli ex magazzini veneziani e anche in questo gioco tra le dimensioni si trova la forma plastica di un progetto che vuole essere storico e teorico, ma non solo. “Noi – ha aggiunto il curatore – abbiamo un approccio accademico molto concettuale, ma al tempo stesso anche pratico per proporre delle soluzioni che possano rispondere ai temi contemporanei come equità, accessibilità, sostenibilità e progettazione urbana”.
Due parole chiave per la storia che il Kuwait porta a Venezia sono decolonizzazione e decarbonizzazione. Termini mai così attuali, che si uniscono al ragionamento sui diritti umani legati anche all’architettura. “Abbiamo bisogno di allontanarci dall’idea capitalista dell’architettura come una forma di marketing – ha concluso Kassem – e dobbiamo reimmaginare e rivalutare il nostro atteggiamento verso i corpi umani e la relazione con l’ambiente. Dobbiamo intrecciare le cose per fare in modo che l’architettura sia al servizio delle persone e non il contrario”.
In questo modo anche gli spazi di transizione che la mostra esplora possono assumere un nuovo significato e soprattutto rappresentare nuove opportunità.
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