Non mettere a rischio la stabilità finanziaria
Roma, 8 mar. (askanews) – Il governatore della Banca d’Italia torna a invocare “prudenza” nella conduzione della politica monetaria della Bce, che pur dovendo continuare ad alzare i tassi di interesse dovrà cercare di farlo “senza mettere a rischio la stabilità finanziaria” e “minimizzando gli effetti negativi sull’ancora fragile ripresa”. Ignazio Visco ha ribadito la sua linea nel suo intervento di saluto alla XIV Conferenza di ministero degli Esteri e Banca d’Italia con i Delegati e gli Addetti finanziari accreditati all’estero.
“L’accelerazione della crescita dei prezzi ha imposto, dalla fine del 2021, un deciso cambio di orientamento della politica monetaria della Banca centrale europea. Dapprima abbiamo annunciato la riduzione degli acquisti netti di titoli. Nel corso del 2022 il processo ha necessariamente accelerato, evitando però variazioni eccessivamente brusche delle condizioni monetarie, anche alla luce dell’incertezza causata dall’invasione dell’Ucraina. Dal luglio scorso ad oggi, partendo da livelli particolarmente bassi, addirittura negativi per i depositi delle banche presso la banca centrale, i tassi di riferimento sono stati innalzati per complessivi 300 punti base ed è già stata espressa l’intenzione – ha ricordato Visco – di accrescerli ancora di 50 punti nella riunione che terremo la prossima settimana”.
“Anche se la politica monetaria ha finora avuto successo nello stabilizzare le aspettative, la grave situazione geopolitica rende molto difficile prevedere i futuri andamenti macroeconomici. La politica monetaria dovrà quindi continuare a muoversi con prudenza – ha avvertito il governatore di Bankitalia – facendosi guidare dai dati che via via si renderanno disponibili, in modo da riportare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio periodo, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull’ancora fragile ripresa. Sarà però necessario evitare che lo shock di offerta, che il drammatico conflitto in Ucraina ha reso ben più persistente di quanto inizialmente previsto, dia luogo nel complesso dell’area dell’euro ad aumenti dei costi del lavoro e dei margini di profitto non coerenti con il ritorno in tempi sufficientemente rapidi all’obiettivo di stabilità dei prezzi”.
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