Il 30 maggio al Goethe Institut, con Albinati, d’Aloja e molti altri
Roma, 25 mag. (askanews) – Il 30 maggio al Goethe-Institut di Roma, l’istituto di cultura tedesco insieme all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma – in cooperazione con Biblioteca Europea, Servizio Intercultura Biblioteche di Roma e il Nassauischer Kunstverein Wiesbaden – dedicano un incontro alla condizione delle donne afghane e della loro arte e cultura in esilio.
Durante l’incontro “Afghanistan. Una cultura in esilio” sarà presentato un nuovo spazio espositivo digitale del Nassauischer Kunstverein di Wiesbaden, che ospiterà personali e collettive di artiste e artisti afghani, e che sarà inaugurato con la mostra “Hidden Statement”.
All’incontro interverranno Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja (che racconteranno del loro viaggio in Afghanistan a novembre 2022), Batool Haidari (sessuologa di Kabul che si sta specializzando nel settore della pedofilia e vive con la propria famiglia vicino a Roma), Michael Mai (avvocato di Berlino) ed Elke Gruhn (direttrice del Nassauischer Kunstverein di Wiesbaden, promotrice della mostra Hidden Statement). La moderazione è affidata ad Andreas Krueger (ex vice commissario per l’Afghanistan del governo federale tedesco).
Saranno presenti con dei contributi video Rahraw Omarzad (direttore del CCAA in EXiLe, centro per l’arte contemporanea afghana) e il collettivo artistico AVAH – Afghan Visual Arts and History.
È di pochi giorni fa l’appello al Festival di Cannes della regista afghana Sahra Mani che, fuori concorso, ha presentato il suo documentario “Bread and Roses” sulla condizione femminile sotto il regime talebano. “Come tanti altri artisti, non posso tornare nel mio paese per fare il mio lavoro”, ha detto Sahra Mani, che per fare il film si è affidata alle riprese fatte con i cellulari dalle tante attiviste rimaste in Afghanistan. A quasi due anni dalla presa del potere da parte dei talebani nel Paese la situazione delle ragazze e delle donne è drammaticamente peggiorata. I gravissimi rischi che corre chi pensa e agisce diversamente spingono molte afghane impegnate a vedere nell’esilio l’unica soluzione possibile.
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