ROMA – “Il Pakistan chiede da decenni una soluzione politica in Afghanistan. Siamo fermamente convinti che la comunità internazionale dovrebbe impegnarsi con i talebani, fornendo loro un incentivo affinché soddisfino le aspettative e gli obblighi internazionali. È un momento cruciale, con sfide e opportunità, in cui dovremmo stringerci al popolo afghano affrontando l’emergenza e aprendo la strada a pace e prosperità”. Questa la posizione del governo del Pakistan, espressa attraverso il suo rappresentante in Italia, l’ambasciatore Jauhar Saleem.Intervistato dall’agenzia Dire a margine di un incontro del Festival della diplomazia, in corso a Roma fino a domani, Saleem ricorda: “In Afghanistan il conflitto dura da 40 anni e il Pakistan ne soffre. Ecco perché da decenni chiediamo una soluzione politica”. Negli ultimi tempi, sottolinea l’ambasciatore, “si è assistito a una serie ravvicinata di eventi che hanno presentato molte sfide per la regione”, a partire da quella del jihadismo globale. “Ci preoccupa molto il fatto che il territorio afghano possa essere sfruttato dai terroristi, anche per realizzare guerre per procura verso altri Paesi”, a partire “dall’India”. Secondo Saleem, a Kabul dunque “serve un governo inclusivo che lavori per il benessere”.
La tesi di Islamabad è che i talebani che hanno preso il potere ad agosto, ponendo fine alla Repubblica e istituendo un emirato islamico di Afghanistan, “hanno dimostrato impegno in tal senso e si sono detti anche pronti a tutelare i diritti umani, in particolare quelli delle donne, garantendo che il territorio non venga utilizzato dai gruppi terroristici”. Secondo l’ambasciatore, “la comunità internazionale deve collaborare con loro in modo da incoraggiarli a mantenere le promesse”.Oltre al terrorismo, in Afghanistan pesano la crisi umanitaria e l’esodo di profughi nella regione. “Il mio Paese sta inviando aiuti, oltre ad assistere le agenzie delle Nazioni Unite per scongiurare la carenza di cibo e forniture mediche” dice Saleem. “Abbiamo anche collaborato alle operazioni di evacuazione”.Islamabad chiede al contempo che la comunità internazionale “sviluppi un approccio comune per affrontare, da un lato, le necessità umanitarie attuali e, dall’altro, per sostenere la ripresa dell’economia, e prevenire conflitti e l’esodo di massa”.
Infine, un cenno alle relazioni con l’Italia. “Sono eccellenti” dice l’ambasciatore. “Sono cresciute costantemente nell’ambito del Piano di impegno strategico siglato nel 2013”. Secondo Saleem, “attraverso interazioni regolari su piattaforme diverse come il Comitato economico congiunto i due Paesi hanno ampliato la cooperazione politica a un’ampia gamma di settori quali il commercio e gli investimenti, l’istruzione, la cultura, il turismo e la difesa”. Per Islamabad l’Italia si conferma “un partner affidabile nella cooperazione commerciale e di difesa” a cui negli ultimi anni si è aggiunta “una maggiore collaborazione nel campo della tecnologia e della ricerca”.Saleem sottolinea che i buoni rapporti emergono anche a livello multilaterale, a cominciare dalle Nazioni Unite, “dove abbiamo un approccio comune su una serie di questioni, tra cui la riforma dell’Onu stessa”. Le relazioni sono favorite dalla comunità pakistana in Italia, che conta circa 200.000 persone. “Un importante ponte di collegamento”, commenta l’ambasciatore.
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