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A “Coopera” si parla di sviluppo. Cominciando dalla “P” di pace

ROMA – Sfide globali richiedono risposte coordinate, perché oggi come ieri nessuno si salva da solo. Serve allora un impegno comune, che metta insieme Paesi e istituzioni, ma anche organizzazioni della società civile, imprese, università e comunità. Soltanto così, in tempi di pandemia e di guerra, sarà possibile dare risposte in grado di scongiurare nuove crisi, aggravate magari da altre “esportazioni della democrazia” o “anacronistiche velleità di potenza”. Questo il messaggio giunto da Coopera 2022, seconda edizione della conferenza nazionale dedicata alla cooperazione allo sviluppo.

In primo piano negli interventi, di relatori internazionali ed italiani, le cinque “P” dell’Agenda 2030: pace, persone, prosperità, pianeta, partnership. Cominciando dalla pace, impegno cruciale, in e per l’Ucraina ma non solo.

MATTARELLA: “NO A SOLUZIONI LOCALI PER SFIDE GLOBALI”

“La pandemia ha reso evidente che in un mondo interconnesso non esistono soluzioni locali a sfide globali”, come “la povertà estrema e l’insicurezza alimentare”: lo ha detto oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aprendo la conferenza.

“Voglio ricordare – aggiunge – il ruolo delle comunità straniere in Italia: il loro contributo è prezioso. Il lavoro degli immigrati genera ricadute positive sul sistema economico e sul welfare italiano, nonché su quello dei Paesi d’origine. Le rimesse, solo nel 2021, hanno raggiunto i 550 miliardi di euro. Da questo deriva anche il successo delle iniziative imprenditoriali degli esponenti della diaspora nei loro paesi di origine”.

TERREMOTO IN AFGHANISTAN, SERENI: “CAPIRE CHE AIUTO POSSIAMO DARE”

“È ancora troppo presto per capire quali sono le esigenze e cosa l’Italia può fare nel concreto per le vittime del terremoto in Afghanistan, al di là dell’impegno che aveva già annunciato per 50 milioni di euro in aiuti di emergenza: così oggi all’agenzia Dire la viceministra degli Esteri Marina Sereni.Ieri un sistema con epicentro a una quarantina di chilometri di distanza dalla città di Khost, nel sud-est del Paese, non lontano dal confine con il Pakistan, ha provocato almeno mille morti e circa 1.500 feriti.

“È ancora troppo presto per capire quali sono le esigenze e le condizioni sul terreno” sottolinea Sereni. “Una rappresentante dell’ong Emergency ci diceva che ieri era impossibile raggiungere l’area in automobile per via delle piogge”.

Di difficoltà negli interventi di soccorso ha riferito anche Mohammad Ismail Muawiyah, portavoce del governo talebano nella provincia di Paktika, la più colpita dal terremoto. “Non riusciamo a raggiungere la zona” ha detto il funzionario, in dichiarazioni rilanciate dall’emittente Al Jazeera. “Le infrastrutture di comunicazione sono troppo deboli, stiamo cercando di avere aggiornamenti”.Con la Dire, a margine degli incontri della conferenza nazionale Coopera, Sereni ricorda però che solo nei giorni scorsi l’Italia aveva annunciato stanziamenti per “50 milioni di euro in aiuti di emergenza in Afghanistan”.

La viceministra aggiunge: “Vedremo se una parte di queste risorse dovrà essere destinata al ricovero e all’aiuto immediato per il terremoto; ora è troppo presto, non abbiamo ancora elementi per dire che possiamo fare concretamente qualcosa in queste ore”.

DI MAIO RICORDA ATTANASIO, PACIOLLA: CI ISPIRANO

“Rivolgo un pensiero a tutti coloro che hanno perso la vita mentre si adoperavano per costruire un mondo più equo e giusto. Tra questi, in tempi più recenti, l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, e l’autista del Pam Mustapha Milambo, uccisi nel febbraio 2021 mentre erano in missione umanitaria nella regione dei Grandi Laghi. Ricordo inoltre Mario Paciolla, volontario delle Nazioni Unite morto in Colombia nel luglio 2020 in circostanze ancora da chiarire. Paolo Dieci, presidente del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, che ha perso la vita nel 2019 in un incidente aereo in Etiopia. Al loro ricordo si ispira anche il nostro contributo alla costruzione un futuro in cui nessuno sia lasciato indietro”. Così il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio, nel corso del panel di apertura della seconda edizione di Coopera 2022, promossa dalla Farnesina e dall’Agenzia nazionale per la cooperazione allo sviluppo (Aics).

CARDINALE PAROLIN: “I PAESI SVILUPPATI HANNO DOVERI”

“Le conseguenze della pandemia e la crisi economica alimentata dalla guerra in Ucraina “non esimono” i Paesi sviluppati dal “dovere” di aiutare quelli piu’ svantaggiati: lo ha detto oggi il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, durante la conferenza nazionale Coopera. Il cardinale Parolin ha aggiunto, rispetto ai governi degli Stati industrializzati: “Devono mantenere e possibilmente aumentare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, ma lo sviluppo umano integrale non va confuso con la crescita economica”.

Al centro del suo intervento, la necessità del “dialogo”, anzitutto attraverso le istituzioni multilaterali. “Secondo la propria indole – ha detto il cardinale Parolin – hanno un ruolo importante nel coordinare le politiche di sviluppo”.

BORSOTTO (FOCSIV): “LO 0,70 DEL REDDITO NAZIONALE LORDO È NOSTRO DOVERE”

“Tradurre la grammatica dei diritti in pratica quotidiana: questo è il nostro dovere”. Così Ivana Borsotto, presidente della federazione cattolica Focsiv, sottolineando la necessità da parte italiana di rispettare l’impegno di devolvere almeno lo 0,70 del Reddito nazionale lordo alla cooperazione allo sviluppo. Nell’intervento è stato centrale il riferimento agli impegni assunti con la legge 125 del 2014, che indica la cooperazione come componente essenziale della politica estera dell’Italia.

“Descrivo la Campagna 0,70 con una parola che ci sta a cuore” ha detto Borsotto, che è anche portavoce dell’iniziativa, promossa insieme con le reti di ong Aoi, Cini e Link 2007: “Questa parola è dovere, quello di esercitare al meglio il compito che il parlamento e dunque il popolo italiano con la legge 125 ha riconosciuto alla cooperazione internazionale”.

Secondo la presidente di Focsiv, in primo piano deve esserci “l’impegno di condivisione, dalle sedi istituzionali fino alle periferie e alle comunità più isolate”. Borsotto ha continuato: “Cooperazione vuol dire anche avere un tetto o del cibo sano, è lotta alle disuguaglianze e dialogo con le comunità locali, per esprimerne appieno le potenzialità”. Una dimensione chiave è quella della partecipazione, secondo la presidente di Focsiv: “Vogliamo essere protagonisti della co-programmazione, valorizzando le nostre competenze, in tempi difficili di guerre e pandemie, di vecchie e nuove povertà, in un mondo dove non ha funzionato l’esportazione della democrazia e dove la democrazia è tanto più fragile quando non riesce a mantenere le sue promesse di giustizia e dignità”

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